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Carne rossa e cancro, facciamo chiarezza

27 Ottobre 2015
carne e cancro

La situazione è sotto gli occhi di tutti,  le agenzia di stampa battono titoli sensazionalistici a proposito di una “scoperta dell’OMS” che condizionerebbe per sempre le nostre intere esistenze: la carne è cancerogena quanto le sigarette. Il panico si scatena in poche ore, fino ai deliranti proclami del Codacons che chiede l’intervento dello stato affinché questo immondo mercimonio, responsabile di morte e desolazione, cessi al più presto. Proviamo a riordinare i concetti di base e a rispondere a qualche legittima domanda.

l’OMS non ha detto che la carne rossa causa il cancro

Chiariamo, prima di ogni altra cosa, che non si tratta di una “scoperta” ( i possibili danni derivanti da un consumo smodato di carne rossa, fresca o processata, sono noti da almeno 30 anni), ma che i risultati appena pubblicati dallo IARC ( istituto dell’OMS che si occupa di ricerche sul cancro e che ha sede in Francia) sono frutto di un panel di esperti internazionali riunitisi a Lione per otto giorni,  per valutare anni di studi riguardo le presunte connessioni tra il consumo di carne rossa, fresca e processata e l’insorgenza di alcuni tipi di tumore. La review in questione ha preso in considerazione ben 800 studi, alcuni di tipo osservazionale su popolazioni umane, altri frutto di sperimentazione animale, altri ancora sviluppati attraverso sperimentazioni in vitro, allo scopo di trarne conclusioni di interesse universale per la salute pubblica.

Nel lavoro in questione, si intende per carne rossa quella proveniente da ogni tipo di mammifero da allevamento ( manzo, vitello, maiale, capra, pecora, cavallo), mentre viene definita carne processata ogni prodotto animale che abbia subito salagione, affumicatura, fermentazione o qualsiasi altro processo volto a prolungarne la conservazione, e comprende carne rossa, bianca e frattaglie.

La classificazione dei risultati

Lo IARC, al termine dei lavori, ha classificato il consumo di carne rossa come “probabilmente cancerogena per gli umani” , tale classificazione, secondo quanto pubblicato dallo stesso istituto, è basata su un numero limitato di evidenze che correlano il consumo di carne all’insorgenza del tumore del colon retto ( e non “del cancro” in generale), In altre parole significa che dal momento che tali evidenze non includono possibili cofattori e concause che possono aver provocato l’insorgenza dei tumori nei casi analizzati, non è possibile affermare con certezza che il consumo di carne rossa sia strettamente correlato ad un’aumentata incidenza del tumore del colon retto.

La carne processata, invece, è stato classificata nel Gruppo1 , ovvero “cancerogena per gli umani”, ma cosa significa esattamente?

Lo IARC classifica le varie sostanze, via via sottoposte alla sua analisi, in gruppi:

Il Gruppo 1 raccoglie le sostanze cancerogene per gli umani, come il fumo di tabacco, l’amianto, l’alcool e la carne processata. I Gruppi 2a e 2b raccolgono invece sostanze la cui cancerogenicità non è solidamente accertata sulla base di studi epidemiologici. Il Gruppo 3 invece è riservato alle sostanze la cui cancerogenicità non è accertata, a causa della scarsità di dati a riguardo.

Bisogna fermarsi a riflettere sul fatto che tale classificazione si basa sulla forza delle evidenze (ovvero sul numero di studi che portano allo stesso tipo di conclusioni) , non sul livello di rischio.

Le sostanze del Gruppo 1 sono classificate come cancerogene per gli umani a causa del fatto che un congruo numero di evidenze dimostra che queste sono potenzialmente cancerogene ( ma non che tutte le sostanze in esso incluso abbiano lo stesso livello di pericolosità) capita purtroppo che un lettore non avvezzo ad un certo tipo di linguaggio scientifico, ne deduca che il consumo di certe sostanze significhi inevitabilmente una condanna a morte.

Tali ondate di panico sono alimentate anche da certa stampa che, per puro sensazionalismo o per mancanza di individui formati alla comprensione e all’utilizzo del linguaggio scientifico, non fa che diffondere informazioni fuori contesto. L’affermazione che siano sufficienti 100 g di carne processata consumata quotidianamente per incrementare del 18% l’insorgenza del cancro del colon retto, è un esempio di tale decontestualizzazione, dal momento, sebbene “17%” possa sembrare una cifra significativa è sempre bene tener presente che il cancro è un evento multifattoriale e, finora non è stato individuato alcun comportamento o fattore determinante che, messo in atto, possa accendere o spegnere l’interruttore del cancro a comando.

Carne rossa e cancro: bisogna eliminarla del tutto?

Nessuno degli studi analizzati suggerisce che si debba escludere completamente la carne rossa dalla propria alimentazione. Ciò che è importante tenere a mente è che uno smodato consumo di carne rossa, fresca o processata, nel lungo periodo potrebbe non essere il più saggio degli approcci nutrizionali nella ricerca di una vita sana. Un consumo adeguato di carne è consigliabile, dal momento che si tratta di un alimento di altissimo valore biologico, con il suo apporto di proteine nobili e preziosi micronutrienti come ferro e zinco. La carne processata sarebbe da consumare con grande moderazione, soprattutto a causa del consistente contenuto di sodio e grassi che concorrono, alla lunga, allo sviluppo di problematiche cardiovascolari e metaboliche. Il che non significa che se ne debba rimuovere anche il ricordo…

Il cancro, come molte altre patologie cronico degenerative, è un evento multifattoriale  per questa ed altre ragioni bisogna concentrarsi sul fatto che non esiste una formula magica o un algoritmo incantato per il quale, escludendo un dato comportamento ci si salva automaticamente la vita ( o al contrario, un solo fattore di rischio rappresenta una condanna a morte), la cosa importante è sforzarsi di mantenere dei comportamenti responsabili nei confronti della propria salute, seguendo le linee guida note a chiunque: 

scegliamo alimenti ricchi di fibre, frutta e verdura di stagione, moderiamo il consumo di carni lavorate, sale e alcolici, eliminiamo il fumo e assicuriamoci di fornire quotidianamente al nostro organismo il giusto livello di idratazione,  micronutrienti,  attività fisica e rapporti sociali.
Sottoponiamoci inoltre agli screening gratuiti messi a disposizione da ogni regione, perché la diagnosi precoce, oggi più che mai, salva più vite del sensazionalismo pseudogiornalistico.
Può sembrare noioso e scontato, ma la moderazione e l’equilibrio sono alla base del benessere.

Per ulteriori approfondimenti vi invito a consultare la sezione Q&A di IARC.fr

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